Fienagione e mietitura

Da sempre la fienagione è stata alla base dell'agricoltura di montagna poiché permetteva il completo sfruttamento di prati e pascoli per l'allevamento del bestiame.

L'erba, che veniva tagliata alle prime ore del mattino, prima che il sole, asciugando la rugiada, la indurisse, veniva spinta con la falce verso sinistra, a formare l'andana, in modo da lasciare una parte libera ai falciatori per camminare.

Veniva usata sia la falce fienaia (falz), composta da un asta di legno in genere di salice incastrata ad una lunga lama molto larga curvata ad arco e assottigliata in punta, sia il falcino (falcét) dalla lama più corta e più stretta e quindi più leggero e più adatto ad essere usato in alta montagna.

Per tenere sempre a filo la lama delle falci c'era la cote (cóut), fatta di una particolare pietra arenaria, che veniva portata alla cintura all'interno del portacote, ricavato da un corno di bue e riempito d'acqua per rendere la cote più abrasiva.
Dopo la falciatura l'erba veniva stesa e mossa di tanto in tanto con la forca (fòrcja) o con il rastrello (ristiél).

Se le giornate erano secche poteva essere lasciata sparsa.

In caso di cattivo tempo veniva invece riunita in alti cumuli (cagól) attorno ad un palo a sostegno (medìl).

Per il trasporto venivano usati vari mezzi: con la gerla sulla schiena o, specie se il viaggio era lungo, con la slitta.

Se non era possibile utilizzare la slitta, il fieno veniva trasportato tramite gerle di varia grandezza (cos) oppure grandi ceste cilindriche in vimini con un foro centrale (cos da fùa) sul quale veniva appoggiata la testa, utilizzate per lo più per il trasporto delle foglie secche.

Per la mietitura, invece, i contadini si servivano della falce messoria (sèsula) dalla stretta lama a forma di mezzaluna montata su un manico di varia lunghezza. Le spighe di grano venivano riunite in covoni e, trascorsi alcuni giorni, trasportate nei granai per essere battute poi con il correggiato (batidour), attrezzo costituito da un corto bastone di legno duro unito ad un manico mediante una legatura di corda o di cuoio: veniva ritmicamente battuto sopra le spighe di grano per separare i chicchi dalla pula.

Vi era poi il crivello per il vaglio del grano (vàl, taméis), un setaccio in vimini a forma di conchiglia, sul quale si passava al setaccio il grano per separarlo dai frammenti di paglia e spighe e dai chicchi più piccoli o di cattiva qualità.