La lavorazione del latte

L'alpeggio e le attività che ad esso si collegano sono state presentì nel territorio di Andreis (come in tutto l'arco alpino) fin dai tempi più antichi.

All'inizio dell'estate (in genere il 7 di giugno) mucche e capre venivano condotte dal paese ai pascoli montani dove erano state costruite casere e malghe utilizzate sia come ricovero per gli animali, sia come alloggio per le persone che avevano il compito di accudirle (malgari o casari). L'alpeggio durava per tutta l'estate e verso il 7 di settembre uomini e animali ritornavano al paese.

Il lavoro dei casari, comprendeva il governo della stalla, la mungitura, la lavorazione per la preparazione di formaggio (formài), burro (spóngja) e ricotta (scuòta).

Durante il giorno, mentre gli animali pascolavano liberamente, i malgari occupavano il tempo realizzando vari oggetti utili alla loro attività quali stampi per il burro e collari per gli animali, attività che ad Andreis era realizzata con particolare abilità tanto da fare degli oggetti stessi veri piccoli capolavori di intaglio del legno.

Per la lavorazione del latte, tutte le malghe erano attrezzate di vari oggetti, ognuno con una sua funzionalità:

 

  • lo sgabello per mungere, una tavoletta di legno munita di una o tre gambe di legno;

  • il secchio di legno usato per la mungitura;

  • il colatoio, un filtro per le impurità composto da una grande scodella in legno con un foro centrale nella quale veniva posta l'erba coladoria,

  • il licopodio, che faceva da elemento filtrante;

  • la caldaia (cjalderìa), grande recipiente in rame, che veniva appeso alla mussa, un braccio orizzontale il quale a sua volta era fissato ad un palo verticale girevole in modo da poter avvicinare o allontanare la caldaia dal fuoco semplicemente muovendola con la mano;

  • il bastone per la cagliata (glova), provvisto di varie diramazioni o pioli in legno inseriti trasversalmente al bastone stesso con il quale veniva rotta e mescolata la cagliata nella caldaia;

  • il cascino (la talz), lo stampo rotondo in legno di faggio nel quale veniva messa la cagliata per darle la forma;

  • una tavola munita di sgocciolatoi (tàbiu) su cui veniva posta la forma appena messa nel cascino;

  • la zangola (pègna), recipiente di forma cilindrica leggermente più larga al centro, nella quale veniva versato il fior di latte per trasformarlo in burro tramite continuo movimento di un piatto in legno forato manovrato da un bastone che fuoriusciva dal centro del coperchio della zangola stessa.

Organizzazione: SERVIZIO CULTURA - PROVINCIA DI PORDENONE
Consulenza: Roberto De Zorzi, Umberto Pellini e Ivano De Pol